Report quarto laboratorio a Reggio Calabria
di Hilde Merini
Il quarto laboratorio di casa Sanità si è tenuto a Reggio Calabria il 5 e il 6 febbraio 2022, ospiti dell’associazione culturale Magnolia. Primo dei due laboratori formativi “fuori sede” del progetto, in cui i beneficiari sono usciti fuori da Napoli per incontrare i soci delle due associazioni collaboratrici, i loro luoghi, esperienze affini.
Rossana Melito (presidente di Magnolia) e i soci Patrizia Riso e Antonello Cicciù, hanno accompagnato il gruppo sceso dalla Campania (formato da beneficiari, soci di Napoli inVita e dal presidente AISO e coordinatore dei laboratori Antonio Canovi) per tutte e due le giornate di lavoro.
Sabato 5 febbraio 2022
Il laboratorio del 5 febbraio inizia all’interno dei locali del Laboratorio Radici, luogo di aggregazione culturale all’interno di un bene confiscato alla ‘ndrangheta gestito dall’associazione Magnolia e da GAStretto dal 2011. Rossana Melito, Patrizia Riso e Antonello Cicciù hanno discusso con il gruppo delle difficoltà che devono affrontare quotidianamente.
Durante il pomeriggio il gruppo si è spostato nelle stanze del Temporary Work Rc per la parte seminariale prevista all’interno del Laboratorio di Comunicazione Mediata. Tema centrale del pomeriggio è stato l’archivio digitale: come costruirlo, come gestirlo e come comunicarlo.
Purtroppo parte dei partecipanti non sono riusciti a scendere a Reggio Calabria ma sono intervenuti da remoto.
L’intervento di Giulia Zitelli Conti ha fatto da apripista per la discussione, introducendo le tematiche da trattare e illustrando le fasi della costruzione dell’archivio digitale di Casa Sanità: un archivio frutto dell’esperienza formativa e di immersione nel rione dei/lle narratori/trici, che si compone di documenti di varia natura – registrazioni sonore, interviste, video, fotografie, mappature, materiali didattici etc. – da organizzare, predisporre alla conservazione e valorizzare.
L’intervento di Greta Fedele e Sara Troglio di Laboratorio Lapsus si è concentrato sull’analisi di diversi casi studio riguardanti archivi digitali con cui Lapsus si è dovuta confrontare. Hanno portato alla nostra attenzione le difficoltà che hanno dovuto affrontare creativamente ogni volta, e hanno condiviso con noi le strategie adottate e gli interrogativi di natura etica che spesso hanno accompagnato il loro lavoro.
Il mio intervento aveva come titolo “Comunicare il presente, ma anche il passato”. Il mio scopo era quello di porre l’accento sull’importanza della comunicazione della storia e delle storie utilizzando i social network. Queste piattaforme permettono, con un approccio attento e consapevole, senza pregiudizi, di conservare e trasmettere il patrimonio digitale di una cultura, un’esperienza o di una comunità. Questo insieme di materiali (anche detto digital heritage) può così essere condiviso e narrato: un metodo orizzontale e immediato di trasmissione del sapere. A sostegno della mia tesi ho portato degli esempi virtuosi di progetti italiani e internazionali che sfruttano i social come archivi digitali “pubblici” di fonti orali, e strumento di condivisione di esperienze e culture, paesaggi e in alcuni casi anche di dolore. Sono progetti lontani in alcuni casi dalla storia orale, ma che possono ispirarci con il loro uso intelligente delle piattaforme.
La parte finale della giornata di laboratorio è stata dedicata alla creazione di un piano editoriale per i social media. Questa sezione è stata curata da Patrizia Riso di Magnolia, che ha seguito i beneficiari in una esercitazione pratica. Dopo una prima fase di scrittura, il gruppo ha lavorato sull’impianto del profilo Instagram del progetto.
Domenica 6 febbraio 2022
La domenica mattina è stata dedicata alla geo-esplorazione e alle interviste.
Tre interpreti del territorio hanno accompagnato i beneficiari nella scoperta di una porzione del territorio reggino raccontando le loro storie di vita, il rapporto con la terra e le loro esperienze. Noemi Evoli è attivista per la difesa del territorio di Saline Joniche e guida ufficiale del Parco dell’Aspromonte. Per anni ha lottato per evitare la costruzione di una centrale a carbone che avrebbe distrutto il paesaggio. Con la community Passi Narranti racconta l’Aspromonte attraverso escursioni e laboratori didattici.
Katia Colica è invece scrittrice, performer e animatrice culturale. Con la sua penna ha narrato una parte della periferia nord di Reggio Calabria, il quartiere Arghilà. In questi anni è immersa in una intensa attività artistica, cura laboratori per avvicinare i bambini e le bambine alla letteratura in collaborazione con realtà locali.
Rossana Melito, presidente di Magnolia, è eco designer e attivista ambientale. Ha fondato una rete per il riuso di oggetti usati, e si dedica a riportare al centro del dibattito della sua città l’ambiente.
Il secondo giorno di laboratorio “fuori sede” si è concluso con l’esplorazione del Parco Ecolandia, nella periferia nord di Reggio Calabria. Gianfranco Schirripa, operatore e animatore culturale del Parco, ha raccontato il luogo e accompagnato gli ospiti nella sua scoperta.
Report quinto laboratorio a Corleone
di Chiara Paris
Da Palermo per arrivare a Corleone la strada si arrampica sulle colline in un continuo sali e scendi. All’andata la percorriamo che è buio pesto, siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia, e non vediamo un granché dei campi coltivati tutto attorno.
Andiamo a Corleone per il quinto laboratorio del progetto Casa della Memoria del rione Sanità, dedicato al tema “Patrimonio, marketing territoriale e narrazione di comunità”. È per noi l’occasione di conoscere e osservare da vicino dei veri professionisti della contro-narrazione: la cooperativa Il Germoglio che da anni porta avanti attività e laboratori di sensibilizzazione sulla storia di Corleone, dichiaratamente oltre e contro lo stereotipo della Corleone patria di Cosa nostra.
Marilena e Liborio, fondatori del Germoglio, ci accolgono nel ristorante della cooperativa sociale con la solita ospitalità fatta di portate abbondanti. Ci presentiamo a giro e approfittiamo per rompere un po’ il ghiaccio.
Le attività vere e proprie iniziano la mattina del giorno dopo, ospiti dell’Istituto superiore Don G.Colletto dove abbiamo l’occasione di conoscere 4 classi di terza liceo. L’iniziativa prevede la presentazione da parte di Giovanni Contini e Antonio Canovi del volume La storia Liberata (Mimesis 2020) e poi a seguire l’intervento di Elisa Bellato che ci accompagna in una riflessione sul patrimonio culturale e i significati cangianti che questo ha assunto nel corso del tempo. Il confronto con i ragazzi è ricco di sorprese; decidiamo di creare dei piccoli gruppi di dialogo attorno ai temi emersi durante la mattinata, li scopriamo partecipi, accesi e già sensibili al tema delle pratiche di valorizzazione del patrimonio nei loro paesi di provenienza, limitrofi a Corleone.
Il pomeriggio di sabato è il momento della geoesplorazione nel centro storico della città: entriamo nel vivo della proposta culturale che Il Germoglio porta avanti con dedizione. La passeggiata guidata dai racconti di Marilena apre un momento molto profondo, in cui abbiamo l’occasione di accedere alla trama finissima della loro contro narrazione volta a smontare l’immaginario collettivo della Corleone sinonimo di “mafia”.
Si sa, e questo è il tema, che Corleone è stato un centro nevralgico di organizzazione mafiosa, lo sappiamo bene soprattutto grazie al cinema che diffonde questo assioma, ma la realtà è sempre più complessa degli stereotipi e delle mitologie cinematografiche. Lo sottolinea bene Marilena quando ci racconta che non è strano a Corleone vedere dei capannelli di turisti che si fotografano di fianco l’insegna stradale, probabilmente immaginano che una volta arrivati incontreranno anziani con la coppola e carretti trainati da asini.
Partiamo da piazza Falcone e Borsellino che corrisponde alla “Piazza sociale” della città, come Marilena la definisce, ce lo dice anche una targa che scopriamo essere stata oggetto di ripetuti atti di vandalismo. La passeggiata ripercorre alcune ferite inferte nella comunità da Cosa nostra come cicatrici profonde su cui è ancora difficile prendere la parola, ma c’è di più, ed è questo il trucco: il percorso attraverso le viuzze del centro storico di Corleone accompagna una narrazione che spazia attraverso i secoli e apre degli scorci di lunga durata sulla storia della comunità corleonese. L’intenzione è proprio raccontare anche una Corleone altra, “una città dal passato glorioso, dell’impegno antimafia di ieri e di oggi, della bellezza di un borgo pittoresco, dell’attività delle giovani generazioni che, con il loro lavoro, giorno dopo giorno, si riprendono la loro Corleone”.
La Casa della Legalità
Le pareti della Casa della Legalità sono foderate di quadri dai colori accesi, il colpo d’occhio è d’impatto. Le tele raccontano le vicende di cento anni di contrasto alla violenza mafiosa, di lotte bracciantili e aspirazioni di riforme stroncate.
Il Laboratorio, dedicato al magistrato Paolo Borsellino, è stato costituito il 15 ottobre 2008 e ha sede all’interno di un bene confiscato alla famiglia Provenzano. Qui incontriamo gli attivisti di Casa Memoria di Cinisi, a sua volta luogo di commemorazione e attivazione dal basso di iniziative antimafia, dedicato alla figura di Peppino Impastato e sua madre Felicia. A parlarne con noi c’è Giovanni Impastato, fratello di Peppino che quando prende la parola ci inchioda a un discorso carico di passione politica e domande aperte sul futuro della società che viviamo; lo ascoltiamo calamitati per un tempo lungo.
La mattina del 4 è già ora di ripartire, ci salutiamo facendo una passeggiata alla Cascata delle due rocche, una fotografia di gruppo e poi torniamo verso Palermo. Questa volta vediamo bene la bellezza dei campi tutt’intorno, è mezzogiorno e il sole accende il paesaggio come fosse già primavera.
A Palermo beviamo un caffè in un bar prima di dividerci, proviamo a condividere una serie di domande e di spunti di riflessione per tornare sul nostro progetto, sul motivo che ci ha portati a fare questa trasferta: cosa vogliamo che sia la nostra Casa delle memorie di quartiere? Quali attività immaginiamo di poter organizzare? Quali sono gli stereotipi che agiscono sull’immaginario del Rione e come fare esperienza di quanto abbiamo visto in azione a Corleone grazie a Il Germoglio?
Ma Corleone è ancora lì, continuiamo a parlarne, a voler analizzare l’esperienza fatta, a socializzare le impressioni, le persone che abbiamo conosciuto, Marilena e Liborio, i ragazzi corleonesi intercettati al pub la sera, gli studenti del Liceo Classico, tornano tutti un po’ confusamente, sono ancora con noi e non riusciamo a distaccarcene. Forse aveva ragione Marco Mietto quando passeggiando mi ha detto che Corleone “è un confine” che in maniera inaspettata ti porta a posizionarti e con questa richiesta ti si attacca addosso.