Di Simone Varriale*
Sabato 12 novembre 2022 il consueto appuntamento annuale dell’assemblea dei soci AISO si è tenuto in un luogo molto speciale per l’associazione e per la sua attività. Tra i vicoli del Rione Sanità di Napoli è attiva, inaugurata lo scorso 5 giugno, Casa Sanità, frutto di un progetto formativo che ha visto coinvolto AISO e che nel corso di numerosi appuntamenti si è posto l’obiettivo di costituire un gruppo di operatori locali, i “narratori di comunità”. Attraverso i laboratori del progetto “La Casa della Sanità. Racconti di orgoglio e di giustizia sociale”, infatti, giovani studiosi e non, provenienti dai più disparati ambiti disciplinari, hanno dato il via alla costruzione di un archivio di testimonianze orali degli abitanti del quartiere Sanità, tramite la pratica di geoesplorazioni e interviste. Fulcro e safeplace di quest’attività la sede fisica in Via Sanità 36/A, dove tra l’altro è operativa l’Associazione Napoli inVita, presenza fondamentale per il suo radicamento nel territorio partenopeo e capofila dell’intero progetto. Tra queste mura così porose nei confronti del quartiere e dei suoi abitanti, l’annuale assemblea dei soci è stata anticipata dal seminario “Sharing Memories. Esperienze di archiviazione e diffusione delle fonti orali”. Quale miglior luogo di un archivio in divenire per discutere di conservazione, valorizzazione e impiego creativo delle fonti sonore?
Il convegno, organizzato in cinque interventi seguiti da un intenso e costruttivo dibattito finale, si è aperto proprio con l’analisi dell’aspetto divulgativo e interattivo di un particolare archivio orale. Anna Maria Zaccaria (Università di Napoli Federico II) ha presentato al pubblico il caso dell’Archivio Multimediale delle Memorie, creato dall’Università Federico II in collaborazione con AISO, Officine Solidali e Reluis, per la conservazione delle memorie locali. In particolare le fonti lì conservate fanno riferimento a tre macroeventi che, per la loro crucialità, hanno influenzato anche storie di vita individuali: le stragi nazifasciste e i bombardamenti aerei in Campania, il terremoto del 1980 in Irpinia e il fenomeno del bradisismo caratteristico dei Campi Flegrei.
Dietro l’intero lavoro di archiviazione vi è la volontà di preservare le memorie legate al territorio e, contemporaneamente, avviare un processo di decostruzione dei luoghi comuni sul meridione attraverso l’utilizzo delle pratiche sociali. La relazione tra storia, paesaggio, territorio e memorie non è solo il fulcro di questa importante opera ma, come si vedrà, rappresenterà il filo conduttore e interpretativo che ci accompagnerà per tutta la durata del convegno.
Le stesse tematiche sono infatti anche al centro del caso studio presentato da Marcello Anselmo (RaiRadio 3). Nel decennio 1973-1983 l’ultima epidemia di colera del mondo occidentale inaugurò una serie di discorsi sottosviluppisti su Napoli e sul Sud da parte di forze di governo e opposizione. Le inchieste sociali e militanti del PCI e, in particolare, le interviste condotte dal Centro di Coordinamento campano, dimostrarono d’altro canto la realtà di una città assolutamente non sottosviluppata ma che anzi si presentava come una sorta di fabbrica diffusa dove il problema non era rappresentato dalla disoccupazione ma anzi dall’ipersfruttamento e dal lavoro nero. Anselmo pone questo preciso caso studio per sottolineare l’importanza del processo di trasformazione del parlato, della memoria, in documento. La storia orale diviene il mezzo per una storia dal basso che sia racconto del fenomeno sociale da parte di chi lo ha animato e non per forza amministrato.
Il ruolo delle sonorità viene messo in evidenza anche per la nostra quotidianità, attraverso strumenti quali ad esempio il podcast, in quanto la fruizione attraverso l’ascolto restituirebbe all’uditore la capacità di riappropriarsi del proprio immaginato individuale.
Al giorno d’oggi il podcast è sempre più utilizzato come strumento di divulgazione storica ed è difatti anche una delle modalità scelte e adoperate da Casa Sanità per restituire al quartiere le voci raccolte.
Giuseppina Pessolato e Marco Vito (Casa Sanità), in rappresentanza dei “narratori di comunità”, hanno provato a raccontare la loro esperienza presentando in tal senso metodologie, obiettivi e risultati parziali. Al centro l’idea di un lavoro d’insieme che mettesse in connessione anche in questo caso interviste e luoghi, per un quadro il più completo possibile della Sanità e delle sue molteplici sfaccettature. L’obiettivo è proporre una sorta di «contronarrazione» del quartiere, basata sulle testimonianze orali di personalità definite come «non in vista», ponendo l’attenzione su una serie di temi ben definiti: giochi e luoghi dell’infanzia, il rapporto con la morte, l’artigianato locale, le differenze tra ieri e oggi, l’uso dello spazio pubblico. Oltre al succitato podcast, registrato sotto la supervisione di Alessandro Bresolin, le modalità scelte per le prime restituzioni sono state una mostra fotografica di Alessandra Mascarucci e Alessia Cinque, esposta tuttora all’interno di Casa Sanità, e un fumetto realizzato in collaborazione con l’artista Diego Miedo.
Con il successivo intervento di Chiara Spadaro (AISO), i vicoli di Napoli lasciano spazio ai paesaggi del prosecco superiore di Cison di Valmarino, sede di una radicata esperienza di Scuola di storia orale AISO. In questo territorio, il Comune ha dato vita a Ruralia, museo temporaneo di saperi e memorie, e collaborato con AISO per realizzare un laboratorio di audio documenti – a partire dalle interviste agli abitanti svolte nei due anni precedenti – da portare all’interno del museo. Nel corso della sua presentazione Chiara Spadaro ha poi mostrato ai numerosi partecipanti al convegno tre foto dello stesso soggetto, mutato durante i tre anni di scuola, due gelsi davanti all’imponente figura in mattoni rossi delle Case Marian, prima e dopo l’apertura del museo Ruralia: l’evoluzione del paesaggio si è intersecata ancora una volta con le memorie locali, divenendone in questo caso parte integrante.
Dai vicoli della Sanità, passando per le colline del prosecco, il viaggio dedicato alla condivisione delle memorie si conclude con l’esperienza dell’Associazione Parco della Torre di Tor Marancia, attiva nell’omonimo quartiere del centro-sud di Roma. Giuliano Marotta e Fabiana Marrocco (Ass. Parco della Torre di Tor Marancia) ci parlano del loro impegno per ricostruire la storia di questa ex-borgata e della Torre che ne è il simbolo, interrogandosi sui metodi di restituzione e divulgazione del loro lavoro. L’associazione è anche stata partner della prima “Scuola di storia orale e public history nel paesaggio metropolitano di Roma”, tenutasi lo scorso giugno presso l’Istituto Sant’Alessio. Come per il caso napoletano, geoesplorazioni ed interviste sono stati i mezzi tramite il quale si è tentato di reinterpretare il quartiere in prospettiva storica. La chiosa finale dell’intervento è stata dedicata anche in questo caso ai cambiamenti e all’evoluzione del paesaggio, sottolineando il discusso tentativo di riqualificazione urbana di Tor Marancia attraverso la street art con decine di murales comparsi sulle facciate dei palazzi.
Tanti dunque i temi messi in evidenza, col filo trainante della relazione tra luoghi e memorie individuali. Il dibattito conclusivo, aperto dai due discussants Gabriella Gribaudi (Università di Napoli Federico II) e Daniele Jalla (Consigliere nazionale ICOM), prende piede dalla constatazione di un necessario superamento di qualsiasi forma di compartimentazione delle esperienze. Il paesaggio non può e non deve essere considerato nella sua sola accezione visuale, ma deve anzi essere interpretato anche attraverso gli altri sensi. Un ruolo chiave al riguardo è giocato dagli eco-musei e dal loro rapporto partecipato con il patrimonio culturale.
Tanti i punti toccati nel successivo scambio di opinioni: in particolare, secondo Jalla e Anselmo, gli storici che vorranno rapportarsi con i luoghi e con il territorio dovranno sempre considerarsi «indisciplinati e indisciplinari», consapevoli dell’importanza del loro ruolo nella delicata attività di restituzione e divulgazione delle testimonianze raccolte, anche al di fuori del più ristretto ambito dell’oralità. Di pari passo col vissuto che si va a recuperare, Claudia Villani, invece, pone l’accento su come sia fondamentale non dimenticare la primaria importanza delle domande da porre (e da porsi aggiungerei) per inquadrare obiettivi e finalità del proprio lavoro.
L’intensa mattinata congressuale termina lasciando spazio al pomeriggio dedicato ai soci AISO: ospite d’eccezione Jakub Gałęziowski, presidente della Polish Oral History Association, con il suo racconto del praticare storia orale in Polonia. Lo studioso polacco, la cui presenza conferma la proiezione internazionale di AISO e la conseguente volontà di confronto con altre realtà scientifiche, si è anche detto disponibile alla scrittura di un report che farà da controparte a quello che state leggendo.
Il giorno successivo, domenica 13 novembre, ha poi visto durante la mattinata la formazione di due gruppi per la geoesplorazione del quartiere, tra chiese, chiostri, personaggi ed esperienze di vita del Rione. Al pomeriggio, invece, il Presidente di AISO Antonio Canovi e alcuni soci di Napoli inVita hanno ragionato sulle prossime mosse di Casa Sanità, gettando anche le basi per nuove, fondamentali, testimonianze orali.
Si è così chiusa questa due giorni AISO, dove la preparazione, l’interdisciplinarietà e le capacità comunicative di relatori e partecipanti hanno dato vita a un confronto ricco di spunti e momenti di riflessione.
Dove finiscono seminario e assemblea, rimane invece aperta più che mai Casa Sanità, le cui porte di vetro sulla strada ben testimoniano (e favoriscono) lo scambio esperienziale con l’ambiente circostante e i suoi abitanti: è anche nell’intrusione dei bambini del quartiere durante le interviste della domenica pomeriggio che il processo di condivisione delle memorie continua.
*Simone Varriale (Napoli, 1995) è dottorando in storia contemporanea presso la scuola dottorale interateneo delle Università di Padova e di Venezia. Socio AISO, si occupa di storia sociale delle tossicodipendenze durante gli anni Settanta e Ottanta del Novecento.