Cosa vuol dire fare ricerca etnovisuale nel 2023 in un mondo che appare sempre più deterritorializzato? E ancora, quale la differenza tra un ricercatore esperito da anni di lavoro sul e nel campo e i numerosi documentaristi che tramite il paradigma della spettacolarizzazione digitale hanno trovato i propri sentieri divulgativi? Davanti alla grande offerta social che ogni giorno impone nuovi criteri di ripresa, di intervista e di restituzione, il passato 25 ottobre, l’AISO, in collaborazione con Sovrintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana e Forlilpsi – UniFI, ha deciso di dedicare una giornata di riflessione al metodo Spiganti ripercorrendo il lavoro di Mario dagli albori al tempo presente.
Di seguito proponiamo una riflessione scritta dall’attuale Presidente dell’AISO, Antonio Canovi:
Filo conduttore del seminario svolto a Firenze lo scorso 25 ottobre 2022 è stata l’opera magna di etnografia visuale realizzata da Mario Spiganti nel corso di ben 4 decenni. I primi videodocumentari che sono stati mostrati, aventi per oggetto l’uno gli ospiti della Casa di riposo di Poppi e l’altro i ricoverati nel manicomio di Arezzo, sono datati infatti al 1982. L’ultimo lavoro di videodocumentazione che è stato presentato ha riguardato la 1° Scuola di storia orale nel paesaggio della Linea Gotica (Fanano e Sestola, nell’Appennino tosco-emiliano) promossa da Aiso nel 2021.
Intermedi cronologicamente sono gli altri tre temi: l’Ottava rima, il Cinema familiare, Carda e il paesaggio della guerra.
Il punto di contatto personale non è indifferente a ricordarsi: Bagnone in Lunigiana, correva l’anno 2014. Quell’estate gli storici Giovanni Contini e Adriana Dadà promossero una Scuola Aiso (Associazione italiana di storia orale) dal titolo Scrivere con le immagini. Fu un invito fertile: ragionammo su quel che accade quando, nel documentare il farsi della storia orale, all’orecchio si associa l’occhio. Sul piano tecnologico si tratta del passaggio dal magnetofono alla telecamera. Tuttavia, e ho voluto proporlo quale titolo introduttivo, se guardiamo alla postura sul campo di Mario mi sentirei di affermare che è l’orecchio a dar forma all’occhio. La preferenza rivendicata per il grandangolo, che dilata lo spazio, a fronte dei teleobiettivi atti a ritagliare in profondità il campo visivo, lo conferma. Il suo è uno sguardo partecipante che abbraccia nel prodursi della relazione dialogica tra gli attori dell’intervista.
Mario fa il proprio ingresso in scena osservando e ascoltando intorno, quindi accende la telecamera per mettere a fuoco i suoni: tutto viene filmato e registrato idealmente a 360°. Gli importa di provocare l’esperienza della prossimità. Il montaggio che vi è conseguente non concede nulla ai consueti “aggiustamenti” ottici. Ho assistito in determinate circostanze, quali seminari e convegni dove lo sguardo “normale” è la verticalità frontale, alla strenua difesa della prospettiva grandangolare. Vi corrisponde una estetica filmica improntata alla registrazione circolare del dato di realtà.
L’assorbimento della storia orale, mi si consenta di mutuare l’espressione gramsciana, si è fatto dunque nell’opera di Mario molecolare. Mentre il contatto formale, tramite Giovanni Contini, avvenne alla metà degli anni ’90 nell’occasione dei primi grandi convegni dedicati alle stragi naziste in Toscana. Non si trattò di folgorazione. Lo fece, lui di estrazione cattolica, partecipando al gruppo Cristiani per il socialismo. Al contempo entrò nel Seminario domenicano di Pistoia. Qui ha risieduto sei anni, dal 1966 al 1972. Suo maestro di conoscenza e vita è stato Salvatore Camporeale. Ma poi non prese i voti. Gli studi teologici lo avevano portato a maturare l’adesione al pensiero marxista. Si iscrisse in continuità ideale con gli studi alla facoltà di filosofia di Firenze.
Come si scriveva sopra, quello è il suo modo di entrare nelle situazioni: prendersi il tempo per osservare e ascoltare nel contesto. Da qui l’interesse preminente per i codici linguistici atti a decodificare e distinguere la singolarità di ciascun contesto. Ma ad interessarlo non è il linguaggio forbito della letteratura filosofico pedagogica frequentata, altrimenti, s’interessa del linguaggio nella sua fase genetica, quel particolare momento in cui apprende ad articolarsi presso i bambini più piccoli. Questo diventerà il focus della tesi di laurea. Svolgerà inoltre la mansione, poco adusa tra i maschi, di operatore nido d’infanzia, tra gli zero e i tre anni. Questa attenzione verso i bambini nella prima fase di apprendimento linguistico verrà poi trasferita – come dimostrano i primi lavori realizzati nel 1982 – verso soggetti appartenenti per condizione sociale e familiare, per perifericità territoriale (oggi si parla di “aree interne”), ai cosiddetti ceti subalterni. A chi, lo si è rivendicato all’epoca, possiede un linguaggio proprio che tuttavia nonviene riconosciuto con la piena dignità di lingua.
Mario, nella seconda metà degli anni ’70, diventa funzionario e consigliere comunale ad Arezzo per il raggruppamento Partito di unità proletaria – Democrazia Proletaria. Da militante politico a tempo pieno si rende conto della necessità di imprimere una discontinuità nella propria postura: va bene interpretare i bisogni di un proletariato senza voce, meglio fare sì che i soggetti destinatari di messaggi di riscossa sappiano emanciparsi in quanto emittenti. E qui il vulnus atteneva specialmente alla lingua. Da un lato si rivendicava la tradizione popolare, dall’altro in quanto soggetti intenzionalmente rivoluzionari si manifestava l’urgenza di sperimentare nuovi modi espressivi. Mario ha avuto il talento moderno di saldare solidità del percorso formativo, vocazione politica rivoluzionaria, curiosità per la tecnica. A quel crocevia si pone l’incontro con IRPA, l’Istituto regionale di psicopedagogia dell’apprendimento creato nel 1974 dalla regione Emilia-Romagna di cui frequentò diversi corsi professionali.
Con la progettazione dei primi filmati VHS è maturata la postura distintiva che riconosciamo a Mario Spiganti, raro caso – per l’Italia – di studioso che nasce alla storia orale con “l’artigianato” professionale del videotape. Competente e generoso, accompagna regolarmente le attività Aiso dalla prima Scuola di storia orale nel paesaggio realizzata a Corleone nel 2017.
Fonti utilizzate:
- Intervista telefonica audioregistrata (20.10.22);
- Tesi di laurea (versione non integrale in deposito presso Mario Spiganti) discussa da Irene Dei con Pietro Clemente, Siena, 2004;
- Un istituto regionale di psicopedagogia dell’apprendimento per l’attuazione di un nuovo principio educativo-formativo, Regione Emilia-Romagna, dicembre 1974;
- Vedere e Scrivere, a cura di Giorgio Cremonini e Fabrizio Frasnedi , collana IRPA, Il Mulino, 1982.
Playlist interventi del 25 ottobre (realizzata e montata da Mario Spiganti): https://www.youtube.com/playlist?list=PLg1UPfZ1_vRLBgWGdxTGOcAI-sK2W4Wuk