di Carlos Larrondo (Argentina 2008, 94′)
Recensione di Livio Meo
Lt 22 – Radio La Colifata è un documentario del regista argentino Carlos Larrondo ed è stato proiettato per la prima volta in Italia da Cinit Cineforum Labirinto, un’associazione gestita da un gruppo di studenti universitari e liceali di Treviso. Grazie all’impegno di alcuni volenterosi, Cineforum Labirinto ha potuto presentare il film in prima assoluta con sottotitoli in italiano, interamente realizzati da un gruppo di traduttori reclutati nelle scuole superiori della città.
Radio La Colifata è un’emittente radio argentina che trasmette direttamente dal giardino dell’Ospedale Psichiatrico José Borda di Buenos Aires. Il nome della radio deriva dalla parola “colifato”, che nel dialetto della capitale significa matto, suonato. Nel 1991, Alfredo Olivera, specializzando in Psichiatria, decide di disinteressarsi dell’usuale terapia farmacologica per sperimentare una cura totalmente diversa, il coinvolgimento degli ospiti del manicomio nella gestione di una radio. Ogni sabato i “colifatos” si riuniscono nel colorato giardino dell’imponente manicomio e ciascuno di essi si esprime attraverso il proprio spazio radiofonico.
Mentre i farmaci relegavano i pazienti alla reclusione sociale ed affettiva, attraverso i programmi radiofonici gli irresistibili protagonisti riacquistano la libertà ed instaurano un legame diretto con i radioascoltatori, stabilendo un contatto con il mondo esterno dal quale erano esclusi. I numerosi interventi degli ascoltatori rappresentano il materiale riscontro di come l’energia dei “colifatos” abbia abbattuto i muri del manicomio, contagiando la città con la voglia di vivere e di essere felici dei personaggi.
La naturalezza con la quale Horacio, Stella e gli altri soggetti collaborano al progetto radiofonico trova corrispondenza nello stile narrativo utilizzato da Carlos Larrondo. Il regista rappresenta le emozioni dei personaggi senza l’intervento di esperti esterni, evitando volutamente un approccio accademico e serioso che si sarebbe male adattato all’incontenibile vivacità della radio. Mediante un montaggio agile e puntuale, Larrondo fonde le voci dei “colifatos” con i ritmi musicali che accompagnano le vicende del film e crea una piacevole e coinvolgente dimensione di ascolto e condivisione, senza alcuna barriera di diversità.
Il contagioso successo della Radio supera in breve tempo i confini dell’Argentina e giunge fino in Europa. A Barcellona, il colifato Horacio Surus incontra il cantante Manu Chao, entusiasta dell’esperienza di Radio La Colifata al punto da organizzare un concerto a Buenos Aires con i “colifatos”. Manu Chao si introduce nella trama del documentario con grande complicità ed umiltà, spinto dal desiderio di conoscere e cantare con gli ospiti dell’ospedale Borda. Il concerto di Buenos Aires, culmine emotivo della pellicola, sancisce un momento di eccezionale partecipazione corale all’energia dei protagonisti. In un’atmosfera di festa, le parole dei “colifatos” giungono al cuore delle migliaia di spettatori e i gioiosi incitamenti della folla diventano un’iniezione di felicità più terapeutica di qualsiasi farmaco prodotto in laboratorio.