di Chiara Cremaschi
Proiezione al Bergamo Film Meeting
in collaborazione con la Biblioteca “Di Vittorio” Cgil Bergamo
Bergamo, 8 marzo 2010
Auditorium di Piazza della Libertà, ore 18.15
Sarà presente la regista
Sono state invitate Baldina Di Vittorio e Lina Fibbi, tra le protagoniste del film
…Ecrire, c’est résister”, scrivere è resistere. Ognuna di quelle donne l’ha fatto, ognuna con i suoi mezzi: cucendo, disegnando, scrivendo ognuna di loro ha lasciato un segno di sé in quel momento e ha creato un legame con le altre e con il mondo. E si è sentita viva.
Sinossi
Rieucros è un piccolo paese del Sud della Francia, nella regione della Lozere. In applicazione del decreto di legge del 12/11/1938 riguardante gli stranieri, diventa la sede del primo campo di internamento in Francia. Immediatamente vi vengono portati uomini classificati come “Indesirables”: sono esuli politici stranieri ed ebrei tedeschi anti-nazisti. Alla fine della guerra di Spagna arrivano anche i “Brigadistes”, i rifugiati repubblicani. Nell’ottobre 1939, Rieucros diventa un campo femminile. Gli uomini vengono mandati al campo di Vernet, il più repressivo dei campi francesi. Il primo giro di arresti fa arrivare a Rieucros una maggioranza di emigrate tedesche, arrestate a Parigi dopo la dichiarazione di guerra, per la maggior parte appartenenti al Partito Comunista.
Nell’inverno 1939-40 sono internate donne di 25 nazionalità, tutte considerate “Suspectes”, cioè “responsabili della crisi economica, sociale e politica attraversata dalla Francia”.
Al campo le donne patiscono fame, freddo e vivono in condizioni igieniche deplorevoli. Ma non viene mai praticata la tortura né l’omicidio sistematico. Il governo ci tiene a differenziarsi da un campo di concentramento nazista.
Durante la giornata, le donne lavorano alla realizzazione di accessori: utilizzano la rafia per confezionare borse, cinture, sandali, e lavorano il legno per creare bottoni, venduti poi da un commerciante di Mende. Il tempo libero lo utilizzano organizzando tra loro dei corsi, soprattutto di lingua. Baldina Di Vittorio al campo impara inglese e tedesco, Giulietta Fibbi perfeziona il suo italiano, altre imparano spagnolo, russo, Teresa Noce insegna anche storia politica e del partito comunista.
Durante le feste le prigioniere inventano poesie, canzoni, sketches. Organizzano uno spettacolo teatrale: Blanche-Neige à Rieucros, parodia della collaborazione franco-tedesca; e durante la festa della mamma nel 1941 viene cantata una ninna nanna in tutte le lingue presenti al campo. La festa si trasforma in una manifestazione politica in cui si grida: “Liberate le mamme!”
Oggi, se chiedi la strada per arrivare a Rieucros, ti rispondono: “A parte una stele, non c’è niente da vedere”. E infatti non c’è più nulla, solo una stele con la scritta: “Qui vissero nel 1939-1942 in un campo di concentramento delle donne antifasciste rifugiate nella nostra terra. Tra loro le tedesche e le Polacche furono deportate ad Auschwitz da cui non sono mai più tornate. Onore alla loro memoria.”
Baldina Di Vittorio e Giulietta Fibbi nel campo di Rieucros hanno compiuto 20 anni. Sono arrivate al campo perché ritenute “Sospette”, entrambe provenivano da famiglie di esuli italiani antifascisti e si sospettava collaborassero in prima persona con gruppi di matrice comunista. Al campo hanno condiviso il quotidiano con altre donne, il freddo, la fame e la voglia di restare lucide e vive, studiando, confrontandosi.
Chiara Cremaschi comincia ad occuparsi di cinema nel 1990, collaborando con Lab80 film e Bergamo Film Meeting e lavorando sui set prima come segretaria d’edizione e poi come assistente alla regia.
Dirige numerosi cortometraggi, tra cui “Parole per dirlo-dalla parte delle bambine”, “Dolce attesa”, e “Quella cosa incredibile da farsi”, che ottengono numerosi riconoscimenti ai Festival.Con la prima sceneggiatura “Il cielo stellato dentro di me” ottiene la Menzione Speciale al Premio Solinas e il Premio Film Made in Italy di Rai-International. Poi i due soggetti originali: “Senza di voi” e “Rumori di fondo”, ancora premiati al Premio Solinas, e il soggetto di adattamento “Quando avevo cinque anni mi sono ucciso” è Finalista. Ha scritto numerose serie televisive, tra cui “Compagni di scuola”, “Raccontami”, “Squadra Narcotici” e le serie di animazione “Milo” e “Penny X”.
Note di regia
Parlare del campo di prigionia di Rieucros non è semplice. Non solo perché gli anni del campo sono stati relativamente pochi, ma anche perché è effettivamente un avvenimento storico piccolo ed isolato, rispetto alla grande Storia. Le stesse donne che ci sono state e che abbiamo avuto la possibilità di incontrare ed intervistare, ne parlano come di qualcosa di relativo rispetto alla Resistenza, i campi di concentramento, l’esilio, che molte di loro hanno dovuto affrontare in seguito. Però per tutte il campo è stato molto importante: hanno vissuto la fame, il freddo, la mancanza di libertà, ma si sono prese il loro tempo.
Questo è sicuramente quello che mi ha maggiormente colpito e questo ho cercato di sottolineare, creando l’atmosfera del tempo attraverso delle riprese in Super8 dei luoghi, usando i loro testi per raccontare ed animando i loro disegni per descrivere.
La pellicola Super8 in b/n mi sembrava utile per ridare l’atmosfera dell’epoca, senza pensare di fare ricostruzioni storiche, ma cercando un’atmosfera. Perciò ho ripreso paesaggi e luoghi del campo e ho lavorato su dettagli che potessero restituirmi quelle donne: mani che lavorano a maglia, cuciono, disegnano, scrivono, cucinano. Mani di donne diverse e anche mani di bambini con l’abeceddario, perché al campo hanno imparato a leggere e scrivere.
Le fotografie scattate da loro restituiscono poi quei volti, seri e sorridenti, mostrano le baracche, le tute da lavoro, l’inverno gelido e le verdi montagne intorno. Nello stesso modo ho deciso di usare i loro disegni, che sono dettagliati e pieni, animando delle piccole parti: le lacrime di una, le grida di un’altra, la chiromante che legge la mano, la coda per il rancio…
La voce narrante nelle maggior parte del documentario è quella di Teresa Noce, tratta da un capitolo del romanzo autobiografico Rivoluzionaria professionale (450 pp, Editrice Aurora (2003) – Prima edizione La Pietra (1974), 1974), che racconta una storia che è più nostra, storicamente, e mi permetteva di evidenziare perché si trovava in Francia in quel momento e cosa avrebbe trovato in Italia una volta uscita dal campo. Ma poi più voci possibili, nella loro lingua, soprattutto il francese che era la lingua franca, che riportano altre storie e altri luoghi e che lì si sono incontrate. Tutte accomunate dal fatto di essere considerate “indesiderabili”.
Mechtild Gilzmer, la storica tedesca che si è occupata dei campi di prigionia femminili, titola la parte del libro dedicata alle attività del campo “Ecrire, c’est résister”, scrivere è resistere. Ed io sono d’accordo con lei, ognuna di quelle donne l’ha fatto, ognuna con i suoi mezzi: cucendo, disegnando, scrivendo ognuna di loro ha lasciato un segno di sé in quel momento e ha creato un legame con le altre e con il mondo. E si è sentita viva.
Indesiderabili
Regia/Director:
SceneggiaturaScreenplay:
Chiara Cremaschi e Paola Rota
da un’idea di Bernardo Milano
Fotografia/Director of photography:
Andrea Zambelli
Musiche/Musica:
Carlo Cremaschi, Simone Trevisan
Montaggio/Editor:
Ilaria Fra ioli
Animazioni/Animated cartoon:
Giovanna Lo Palco
Testimonianze/Oral testimony:
Baldina Di Vittorio, Giulietta Lina Fibbi, Lenka Reinerova, Pauline Talens-Perì, Charlotte Janka
Voci narranti/Speakers:
Camilla Filippi, Valentina Gaia, Angelique Cavallari, Barbara Totzauer, Micaela Zimmermann
Produzione/Production:
Ines Vasiljevic e Emanuele Nespeca per La Fabbrichetta
Sostegno/Support:
Associazione Casa Di Vittorio,
Regione Puglia – Assessorato al Mediterraneo e alle Attività Culturali
Comune di Cerignola,
CGIL nazionale in collaborazione con l’Associazione Casa di Vittorio