CREAZIONE E GESTIONE DELLA FONTE ORALE
Antonella Fischetti
tratto da: Cesare Bermani e Antonella De Palma(a cura di), Fonti orali. Istruzioni per l’uso, Venezia, Società di Mutuo Soccorso Ernesto De Martino, 2008)
“Uno dei più difficili compiti dello storico
è la raccolta dei documenti di cui ritiene di aver bisogno”.
Marc Bloch, Apologia della storia
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Dice Lucien Febvre:
La storia si fa con i documenti scritti, certamente. Quando esistono. Ma la si può fare, la si deve fare senza documenti scritti se non ce ne sono. Con tutto ciò che l’ingegnosità dello storico gli consente di utilizzare per produrre il suo miele se gli mancano i fiori consueti. Quindi con delle parole. Dei segni. Dei paesaggi e delle tegole. Con le forme del campo e delle erbacce. Con le eclissi di luna e gli attacchi dei cavalli da tiro. Con le perizie su pietre fatte dai geologi e con le analisi dei metalli fatte dai chimici. Insomma, con tutto ciò che, appartenendo all’uomo, dipende dall’uomo, serve al’uomo, esprime l’uomo, dimostra la presenza, l’attività, i gusti
e i modi di essere dell’uomo. Forse che tutta una parte, e la più affascinante, del nostro lavoro di storici non consiste proprio nello sforzo continuo di far parlare le cose mute, di far dir loro ciò che da sole non dicono sugli uomini, sulle società che le hanno prodotte,
e di costituire finalmente quella vasta rete di solidarietà e di aiuto reciproco che supplisce alla mancanza del documento scritto”
I fondatori delle «Annales d’histoire économique et sociale » Marc Bloch e Lucien Febvre diedero un impulso fondamentale, nel 1929, all’allargamento del concetto di fonte storica e alla nozione di documento, introducendo una nuova metodologia di ricerca che si serviva della esperienza di altri ambiti di
indagine, quali quelli propri della sociologia, della antropologia, della etnografia e della psicologia, con la consapevolezza, alla base della ricerca storica, che tutti i documenti