La storia orale non è una disciplina accademica, un ambito del sapere conchiuso, ma una metodologia, una pratica che accomuna figure diverse: storici, sociologi, antropologi, ma anche raccoglitori di storie di comunità, militanti che si battono contro le ingiustizie sociali dando voce a chi non ha la possibilità di farsi sentire… storici scalzi… Disseminati sul territorio si trovano musei, raccolte di testimonianze locali, archivi. Si tratta di un mondo variegato, non facilmente inquadrabile in una prospettiva omogenea e spesso visto con diffidenza dall’accademia.
Noi vorremmo che l’associazione di storia orale fosse aperto a questo vario mondo interdisciplinare e, come dire, sociale… Vorremmo anche provare a suscitare un dibattito tra queste varie esperienze, offrire uno strumento di comunicazione e di conoscenza, e nello stesso tempo suggerire domande nuove, proporre riflessioni che si inseriscano in una discussione che è ormai di portata internazionale, come mostra il grande successo della oral history nel mondo.
L’approccio di oral history si mostra cruciale oggi più che mai, nel momento in cui vanno in crisi le grandi narrazioni e le grandi ideologie che hanno dominato il secolo passato, si decostruiscono le memorie pubbliche, ma spesso ci si ritrova di fronte alla riproposizione di narrazioni omogenee e altrettanto ideologiche, frutto di manipolazioni politiche evidenti. Allora tornare alle storie individuali diventa fondamentale. Significa proporre la concretezza delle storie contro l’astrazione delle rappresentazioni, focalizzare il ruolo degli individui e dei gruppi nelle dinamiche della trasformazione sociale.
Ci è affidato un ruolo importante: riportare nello spazio pubblico storie individuali, inverarle, elaborare, in alcuni casi, con i testimoni, vissuti di sofferenza, denunciare se è necessario. Un esempio attuale le storie di migranti raccolte nel film Come un uomo sulla terra che abbiamo presentato nel nostro sito e che sono servite a denunciare, insieme alle terribili odissee dei transfughi da Etiopia ed Eritrea attraverso il deserto del Sahel, la connivenza della autorità italiane ed europee con i metodi criminali dei libici. È questo un ruolo che ci onora ma che ci affida una responsabilità maggiore, che rimanda a una dimensione che è scientifica, ma è anche etica, morale.
Aspirazione massima della nostra associazione sarebbe quella di tenere insieme tutte queste dimensioni e farle dialogare. Abbiamo individuato il sito come uno degli strumenti più utili e più duttili per tali fini. Abbiamo per questo costruito una redazione aperta e una serie di sezioni a cui poter proporre materiali, audiovisivi, discussioni… Invitiamo dunque tutti coloro che stanno lavorando con le fonti orali a darcene notizia, a suggerirci nuovi temi e nuove domande.
Stiamo lavorando al prossimo convegno dell’associazione che si dovrebbe tenere a Napoli a fine novembre 2010 e che, in concomitanza con l’anniversario di trent’anni dal terremoto del 1980 che colpì la Campania e alcuni paesi della Basilicata, sarà incentrato sulla memoria delle catastrofi. In quest’occasione vorremmo fare lo sforzo massimo per avere il maggior numero possibile di associati e per fare una grande assemblea in cui si votino i nuovi organi direttivi.
Infine vorrei sottolineare che la nostra associazione è molto giovane, non ha finanziamenti, ed è quindi molto importante per noi raccogliere le quote associative. (Modalità di iscrizione: https://www.aisoitalia.org/lassociazione/diventare-soci/)
La presidente
Gabriella Gribaudi