La fabbrica dei tedeschi è un documentario, o meglio, un vero e proprio film-testimonianza sulla drammatica vicenda della ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni di Torino nella quale la notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007 persero la vita in un rogo sette operai. Il film è nettamente diviso in due parti. Nella prima alcuni famosi attori interpretano i parenti delle vittime durante l’ultimo giorno prima della tragedia. Nella seconda si cerca di comprendere ciò che è successo quella notte e le conseguenze che ha avuto su molte famiglie attraverso interviste ai parenti delle vittime e testimonianze di chi ha vissuto la disgrazia. La tematica era senz’altro urgente e attuale. Le intenzioni erano buone: dare voce e visibilità ad una tragedia che si poteva evitare e che in futuro non dovrà ripetersi. Ma il risultato non convince. Infatti, molto spesso, troppo spesso, Calopresti sembra andare alla ricerca della narrazione patetica, della lacrima facile, della spettacolarizzazione della tragedia. I testimoni sono spesso ripresi in primissimo piano, la telecamera sta addosso agli intervistati, cercando di cogliere ogni spasmo di sofferenza. Il regista invita i suoi “personaggi” (e l’inutile e fastidioso prologo è la conferma più chiara che per il regista i testimoni diventano dei veri e propri personaggi) a tornare sul luogo della tragedia in modo da far riemergere i ricordi ma soprattutto il dolore. E quando i testimoni si rivelano titubanti, lui insiste, li forza. Il film riesce forse a restituire lo strazio per quelle vite spezzate, il dolore muto delle mogli, dei genitori e dei figli ma fornisce pochi elementi, poche risposte sulle cause della tragedia, sulle posizioni assunte dalle parti in causa, sulle dinamiche lavorative, aziendali e sindacali, sui comportamenti da assumere per evitare che una situazione simile si ripresenti. Domande fondamentali quando ci si trova di fronte ad una situazione drammatica e attuale come questa. (Alessandro Cattunar)
La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti
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