Agnès Varda, Les Plages d’Agnès, Ciné Tamaris, Francia 2008, 110’.
Una distesa di specchi infilati nella sabbia. Specchi di tutte le forme e di tutte le dimensioni. Specchi che mostrano e che nascondono. Specchi che riflettono infinite volte il mare, la spiaggia e soprattutto il corpo di Agnès Varda. Mai una metafora poteva essere così chiara eppure così potente. La grande regista francese vuole mettere in scena se stessa, la sua vita, le sue spiagge (il suo luogo dell’anima, in qualche modo). E soprattutto i suoi film che, in qualche modo, fanno letteralmente e fisicamente parte di lei. Les Plages d’Agnès è una sorta di autobiografia cinematografica, un esperimento di cinema auto-documentaristico. Una narrazione della memoria personale attraverso le immagini. Un originalissimo autoritratto in cui la regista racconta la propria avventura umana e professionale, una narrazione in cui ogni immagine rimanda ad infinite altre immagini – attuali o del passato – e in cui ogni ricordo rimanda ad altri ricordi. Le immagini tratte dai film si mescolano con sequenze documentaristiche realizzate in varie epoche, con immagini funzionali girate appositamente e con videoinstallazioni di vario genere. L’attenzione alla perfezione visiva è maniacale e rende questo film un capolavoro non solo per le eccezionali modalità narrative attraverso cui cerca di ricostruire i complessi percorsi attraverso cui la memoria individuale si costruisce e si esprime, ma anche per la sua componente estetica. La Varda si ritrae, senza eccessivi compiacimenti e con una notevole dose di ironia, come una donna forte, consapevole dell’essere una delle icone del cinema francese eppure in grado di mettersi in gioco e in discussione e capace di riconoscere l’importanza di tutti i compagni di viaggio che ha incontrato sulla sua strada. (Alessandro Cattunar)