Report di Monica Palacios
Nei giorni 20 e 21 settembre, si è tenuta la prima scuola di storia orale nei quartieri di Bologna, in collaborazione con il Master in Public History dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e l’Associazione Mastro Pilastro, con l’adesione dell’Istituto Storico “Ferruccio Parri” Emilia-Romagna, il blog del Pilastro e la Biblioteca Comunale “Luigi Spina”, e con il patrocinio del Quartiere San Donato-San Vitale. Al centro della scuola il paesaggio del Pilastro, quartiere della periferia bolognese edificato negli anni Sessanta, del quale, grazie all’incontro tra storia, territorio e memoria, essenza delle scuole AISO “nel paesaggio”, si è potuto cogliere l’autorappresentazione odierna: un rione caratterizzato da un forte sentimento di orgoglio, difesa e impegno sociale da parte di chi lo abita.
Nelle strutture dell’Istituto Storico “Ferruccio Parri”, la Scuola si apre con i saluti istituzionali del direttore del Parri Luca Alessandrini, del presidente di AISO Alessandro Casellato, della presidente dell’Associazione Mastro Pilastro Tiziana Zullo e della consigliera del Quartiere San Donato-San Vitale Francesca Villani. Si prosegue con una parte didattica a carico dei professori dell’Università La Sapienza di Roma Lidia Piccioni e Bruno Bonomo e di Antonio Canovi dell’Associazione Italiana di Storia Orale, i quali, attraverso le loro relazioni, introducono i partecipanti all’importanza dell’uso delle fonti orali nello studio della città attraverso una prospettiva storica generale dello sviluppo della storia orale in Italia, dovuto alla notevole assistenza di ricercatori di varia età ed esperienza ma, soprattutto, provenienti da formazioni disciplinari diverse. Allo stesso modo, la seconda parte, condotta da Giovanni Cristina, ricercatore dell’Università degli studi di Catania specializzato nella storia urbana di Bologna, e dall’urbanista Maurizio Maria Sani, è dedicata a un’ampia e approfondita esposizione della storia urbana e delle politiche abitative del quartiere oggetto di studio, permettendo a tutti i partecipanti di acquisire una prima conoscenza del quartiere Pilastro.
Quartiere con il quale si ha il primo contatto diretto la sera stessa grazie alla cena organizzata nelle strutture del Circolo ARCI “La Fattoria”, fattoria urbana che, attraverso attività culturali e didattiche, promuove la coesione sociale nel quartiere, come ci hanno raccontato il presidente del circolo Simone Spataro e la socia Valentina Sani. Un momento nel quale i partecipanti hanno potuto cogliere, già da subito, le prime e più importanti caratteristiche degli abitanti del Pilastro: l’orgoglio di essere pilastrini e, di conseguenza, l’impegno sociale verso il territorio. Caratteristiche che hanno trasmesso, inoltre, Jonathan Mastellari e Susi Realti, dell’Associazione Mastro Pilastro, e Ingrid Negroni, del Blog del Pilastro, che ci hanno guidato, sia nella risoluzione dei dubbi sia nell’approfondire le realtà storiche, sociali e territoriali del quartiere durante tutta la durata della scuola. Ed è proprio nei locali della Fattoria che si tiene l’ultima attività della giornata, un laboratorio fotografico grazie al quale è stato possibile assistere allo sviluppo urbanistico e sociale del quartiere mediante gli occhi di tre fotografi: Piero Casadei, Lino Bertone e Gabriele Calamelli, che hanno lavorato su e nel rione in stagioni diverse.
La geosplorazione nel quartiere nella mattina del sabato, elemento centrale delle Scuole AISO “nel paesaggio”, curata in questa occasione da Antonio Canovi e Gilberto Mazzoli, dottorando dello European University Institute di Fiesole, ha permesso di incrociare e conoscere gli abitanti del Pilastro ma, soprattutto, coloro che si impegnano per fare del rione un posto migliore da vivere. Grazie ai testimoni e all’approfondita conoscenza permessa da questa attività, si conoscono i punti di riferimento del quartiere, “luoghi di pietra” e “luoghi di memoria”: dagli orti comunali alle unità abitative, dal centro commerciale artigianale agli enormi spazi aperti dedicati ai parchi che fanno sì che il Pilastro sia un quartiere immerso nella natura. Inoltre, si viene a contatto con l’identità degli abitanti del Pilastro, la quale oscilla tra un forte sentimento d’orgoglio e una necessità di difesa e giustificazione, derivata dall’idea conflittuale e di periferia degradata che permane nell’immaginario comune al di fuori del quartiere. Centrale nelle narrazioni è per esempio l’eccidio della Banda dell’Uno Bianca del 1991, episodio del tutto contrastante rispetto alla sensazione accogliente, tranquilla e per nulla degradata che trasmette il quartiere.
Infine, il Centro di Documentazione Handicap è il luogo scelto per la realizzazione del pranzo, momento che serve ai partecipanti per discutere quell’identità percepita nel quartiere, ma anche per svolgere l’ultima sessione, la quale, con gli interventi del direttore dell’Istituto Storico “Ferruccio Parri” Luca Alessandrini, Matilde Alticheri e Enrico Pontieri della Fondazione Gramsci Emilia-Romagna, Bruna Gambarelli dell’Archivio Digitale di Comunità del Pilastro-Laminarie e Ilaria Bortolotti, responsabile della Biblioteca Comunale “Luigi Spina”, si è concentrata su uno dei temi che attualmente più preoccupa gli storici orali, quello della conservazione e consultazione delle testimonianze orali. Un riferimento speciale va a Ilaria Bortolotti, la quale si è impegnata ad accogliere e conservare le testimonianze raccolte sul terreno dalla ricercatrice Giulia Zitelli Conti. La ricercatrice conclude la sessione con la proiezione di un video ideato nell’ambito del Master in Public History di UniMoRe, dove restituisce il lavoro di storia orale e urbana realizzato nei mesi precedenti. Le testimonianze che si ascoltano rafforzano ancora una volta ciò che abbiamo potuto cogliere in queste due giornate e per il quale la storia orale diviene centrale: la volontà, caratteristica di molti abitanti delle periferie, di raccontare il proprio luogo di residenza e di appartenenza andando oltre gli stereotipi.
Ma come terminare, senza il rito di un saluto collettivo? Accompagnati dai nostri partner di quartiere, si sale in cima alla Torre n. 4: dopo gli incontri “rasoterra”, il Pilastro si offre ora come paesaggio dall’alto, il rione, la città, l’intorno.
Galleria fotografica di Miriam Tinto