Inchiesta sul lavoro malato, «Venetica. Rivista di storia contemporanea», 18/2008, pp. 236.
recensione di: Andrea Tappi
«Degli operai si parla solo quando muoiono». Rare volte suscitano l’interesse degli storici. Nel 2007 in Italia sono morte sul lavoro più di tre persone al giorno: il triplo dei libri recensiti dall’annale della Società per lo Studio della Storia Contemporanea. Se questa proporzione si invertisse (almeno), vedremmo finalmente ridimensionata la strage di braccia e di intelligenze che si verifica da sempre e in ogni luogo della geografia del nostro paese e avremmo forse un maggiore numero di saggi su una tematica colpevolmente poco indagata. Mentre non sono ancora spenti la rabbia e il clamore per il rogo della TyssenKrupp e si apre a Torino il processo alla Eternit, imputata della morte di migliaia di lavoratori per mesotelioma da inalazione di amianto, al dipartimento di storia dell’università di Venezia si svolge con la collaborazione della Cgil-Veneto il corso Storia del lavoro e del movimento operaio. Un primo risultato è il numero monografico di «Venetica», Operai in croce, che mantiene bassi i toni e ritorna nei luoghi di lavoro in uno sforzo eziologico di sottile eppure vivida denuncia.
Si scende in officina e si ricostruiscono con sobria serietà le condizioni reali, normali, fatte di turni, tagli di tempi e cannelli ossiacetilenici, di scelte quasi sempre obbligate, che presiedono al dramma personale e sociale di vite recise dalle còclee di un miscelatore o dall’alta tensione, dall’amianto delle navi in riparazione alla Giudecca o dal cloruro di vinile monomero del Petrolchimico di Porto Marghera. Nei contributi al volume (all’introduzione dei curatori seguono i saggi di Cecilia Biasiato e di Gilda Zazzara, e undici interviste) oltre alla dimensione dell’inchiesta, ce n’è un’altra rivolta alla percezione del rischio e al rapporto con la malattia e con la morte. Emergono sentimenti ambigui, sospesi tra la blanda intuizione della nocività e l’incoscienza esorcizzante del male – complice l’interessata scarsa informazione da parte dell’azienda –, tra rimozione e presa di coscienza di un pericolo estremo condiviso da tutti.
Al di là del silenzio dettato dal pudore per la malattia o imposto da relazioni effimere proprie di un mercato del lavoro sempre più fluido, l’intento è di riannodare i fili dell’oralità di cui è fatta la quotidianità di fabbrica ricompattando le memorie e ricostruendo trame di relazioni in grado di veicolare i trucchi del mestiere anche a difesa dagli infortuni. A cavallo tra impegno civile e proposta scientifica, Operai in croce si ricollega a una tradizione di studi sull’area industriale veneziana ancora florida grazie a recentissimi lavori dedicati in particolare a Porto Marghera (Antonella Saccarola, Laura Cerasi, Omar Favaro) e costituisce un significativo tassello nella ricomposizione di una specifica condizione operaia. (Andrea Tappi)