di Jessica Matteo e Gabriele Ivo Moscaritolo
Scorriamo le parole raccolte durante la geoesplorazione, le scandagliamo ed analizziamo, trovando ogni volta un senso altro da indagare, altre domande da porre, silenzi da ascoltare, sguardi da rispettare […] ci teniamo stretta la certezza che ogni ricerca è, per definizione, aperta, complessa, stratificata, e la nostra non fa eccezione.
Non potevamo che partire da qui, dalle suggestive parole di Maria Laura Longo, che insieme a Riccardo Zaccaria ci consegna il testimone per condurre il secondo laboratorio della Scuola per la Casa della Memoria al quartiere Sanità. Così, dopo due settimane dal primo incontro e pieni di curiosità, torniamo a Napoli. Questa volta via Sanità n. 36 apre le sue porte non solo alle e ai partecipanti della scuola-laboratorio ma anche agli abitanti del quartiere che ci racconteranno la propria storia. Lezioni e scambi di riflessioni da un lato, dialoghi e interviste sul quartiere dall’altro. Ma procediamo con ordine.
Il secondo laboratorio è quello dedicato alla storia orale ed è stato suddiviso in due giornate: la prima, sabato 20 novembre, teorica, con uno scambio di conoscenze fra docenti e discenti, la seconda, domenica 21, pratica, una vera e propria ricerca sul campo.
Iniziamo sabato mattina con gli interventi di Giovanni Contini e Francesca Socrate, che ci offrono un ampio ventaglio di argomenti su cui ragionare e lavorare: la storia della storia orale, il rapporto fra intervistato e intervistatore, l’interpretazione delle fonti orali, la memoria di comunità, la trascrizione delle interviste, pro e contro delle interviste audio e di quelle video, le buone pratiche per la storia orale. Già nella mattinata le domande e le riflessioni delle e dei partecipanti iniziano ad affiorare spontaneamente. Nel pomeriggio la discussione si arricchisce, in particolar modo rispetto alla costruzione e alla restituzione delle interviste, soprattutto grazie ai puntuali e illuminanti interventi delle antropologhe Elisa Bellato e Marina Brancato, che nel progetto Sanità ricoprono il ruolo di mediatrici culturali.
La prima giornata è dunque incoraggiante e si conclude con la costruzione di un piano di azione per il giorno successivo: stiliamo una lista dei testimoni che abbiamo contattato in precedenza e ci dividiamo in piccoli gruppi di due o tre intervistatori e intervistatrici, ogni gruppo verrà poi accompagnato da un tutor nella raccolta della sua intervista. Piccola nota: per ora i contatti sono tutti uomini di diverse generazioni, poiché è molto difficile trovare delle donne del quartiere disponibili a raccontarsi. A questo punto siamo carichi di aspettative per la giornata successiva!
La mattina di domenica è dedicata all’incontro con i nostri testimoni del rione Sanità. Chi sono? Qual è la loro storia? Qual è la loro relazione con il rione? Queste sono solo alcune delle domande che animeranno le nostre interviste. Cercheremo di raccogliere delle storie di vita, lasceremo spazio alla spontaneità del racconto guidati dalla consapevolezza che ogni storia è un piccolo universo che si intreccia con le vicende del quartiere. Arrivano così i primi testimoni, alcuni più puntuali, altri si fanno attendere e altri ancora verranno raggiunti dai nostri gruppi direttamente nelle abitazioni o in altri luoghi su cui ci siamo accordati in precedenza. Un intenso viavai attraversa la nostra Casa, dove non mancano i curiosi che si avvicinano e ci chiedono “Sì ma vuie qua che facite?”.
La domenica, si sa, è dedicata al pranzo e anche noi non vogliamo essere da meno. Ma la tavola è soprattutto il luogo dove si scambiano chiacchiere sincere ed è qui che le prime impressioni sulla mattinata iniziano ad emergere. Dopo il caffè, ci rivediamo tutte e tutti alla Casa della Memoria e in cerchio ci confrontiamo su quello che è accaduto ad ogni gruppo avviando i primi tentativi di interpretazione delle interviste. Questo momento è particolarmente ricco di stimoli e spunti di riflessione, a tratti, osiamo dire, emozionante. Ci sono le storie di immigrati, commercianti, pensionati, figli di artigiani, attivisti e ad emergere è uno spaccato della realtà napoletana incredibilmente complesso, sfaccettato, variegato, che è necessario raccontare poiché solo in minima parte sfiora la storia che siamo abituati ad ascoltare di uno dei quartieri più antichi di Napoli.
Ci accorgiamo che il lavoro della costruzione di un corpus di interviste sul e nel rione Sanità di Napoli è solo all’inizio, in questi incontri è aumentata la nostra consapevolezza su quanto la nostra attività sia delicata e allo stesso tempo affascinante. Domande, silenzi, dialoghi, sguardi, rispetto e umiltà sono alcune delle parole che emergono e che guideranno le e i partecipanti della scuola che stanno continuando a raccogliere storie di vita e a trascriverle. La Casa della Memoria sta prendendo vita.
Foto in copertina di Gabriele Ivo Moscaritolo