Microstorie da una città in trasformazione
di Marcello Anselmo
RADIO 3 – dal lunedì al venerdì alle 23.20
Lo scrittore inglese James G. Ballard ha dedicato gli ultimi anni della vita a descrivere le possibili trasformazioni delle classi sociali nel nostro immediato futuro. La sua visione avveniristica ci ha dettagliato un proletariato del nuovo millennio fatto da quella che una volta era la middle class anglosassone, con nuove pratiche, nuove gerarchie e nuovi livelli d’indigenza, lotte e scontri sociali.
La realtà è ben altra cosa. La suggestione ballardiana però invita a porsi interrogativi e domande sulle possibili trasformazioni sociali, culturali ed economiche che di qui a breve caratterizzeranno il nostro quotidiano. L’investigazione, l’ascolto e la narrazione di ciò che è stato e delle possibili proiezioni delle traiettorie di mutazione e trasformazione antropologica partono dal racconto di biografie minime di un popolo afono, un sottoproletariato consapevole e abituato a districarsi tra le mille vicissitudini del vivere al margine.
Sottoproletariato del Millennio racconta di biografie di frontiera che attraversano carcere, politica, lavori e professioni informali, violenza e capacità di adattamento che sono probabilmente i canali attraverso i quali prenderà forma l’insieme della società del futuro prossimo. Le storie sono ambientate a Napoli, capitale del Meridione, laddove il sottoproletariato è ancora caratterizzato da una spiccata matrice nazionale, ben diversa dalla contaminazione con il proletariato migrante che il margine sociale sperimenta in altre contrade del paese. Sono racconti di lavoro precario, di illegalità diffusa, di ribaltamento dei generi, di presidio del territorio e costruzione di personali paradisi artificiali che sempre più non riescono a trovare riscontro con la veloce mutazione del reale.
Da storie singole emergono direttive collettive che significano il rapporto con le istituzioni, con il lavoro, il reddito e le aspettative di vita che disegnano i tratti, vagamente sfumati, di un insieme sociale troppo spesso da categorie approssimative, macronarrazioni spettacolari che continuano a relegare uomini e donne nel buio di una Storia che continua a non essere raccontata.